“In seno ad una di quelle vaste anse che segnano la riva orientale dell’Hudson, dove il fiume si espande in quel vasto specchio d’acqua che gli antichi navigatori olandesi chiamarono il Tappaan Zee, e dove essi sempre ammainavano prudentemente le vele e si raccomandavano alla protezione di San Nicola, sorge una cittadina…” (Incipit a Sleepy Hollow, Washington Irwing, 1819)
Ci sono storie che entrano facilmente nel mito, nell’immaginario comune, tramutandosi anche in ciò che non sono, quasi fossero fiabe che si trasformano grazie all’incessante passaparola di chi le ama e desidera tramandarle. Intorno a queste storie si forma una sorta di aura di intoccabilità, quasi ammirazione idealizzante che rischia di scontrarsi poi con la realtà dei fatti: è il caso di La leggenda della valle addormentata, meglio conosciuta come Sleepy Hollow, racconto breve di Washington Irwing divenuto in poco tempo leggenda. Non è un caso, infatti, che sin dagli albori del cinema – The Legend of Sleepy Hollow è del 1908, seguito da un film omonimo nel 1912 – ci sia stato un enorme interesse per questa storia, che ha raggiunto l’apice con la trasposizione cinematografica di Tim Burton, Il mistero di Sleepy Hollow, del 1999, con Johnny Depp nei panni di Ichabod Crane e Christina Ricci come Kathrina Van Tassel. Il lavoro che Burton ha svolto sull’opera è straordinario, tanto da portare anche lo scenografo Rich Heinrichs alla conquista del premio oscar, ma procedendo con ordine è giusto partire dall’animazione, che, grazie ad un film Disney del 1949, per prima ha contribuito a divulgare tra i più piccoli il racconto di Irwing.
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