TFF 2020: la recensione di LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI

 

In tempi in cui la cultura è tanto bistrattata e considerata come un orpello inutile, è il caso di andare a riscoprire uno dei tanti momenti storici in cui l’Italia ha primeggiato a livello artistico, come nel caso del movimento dell’Arte Povera negli anni ’60 e ’70. Ci pensa il documentario La rivouzione siamo noi diretto da Ilaria Freccia e scritto dalla regista con il critico d’arte Ludovico Pratesi, presentato Fuori concorso al 38esimo Torino Film Festival.

Quello della Freccia è un viaggio nel tempo, collocato nel decennio 1967-77, e nello spazio, poiché il documentario percorre la penisola raccontando quell’epoca straordinaria attraverso le quattro città che furono teatro di rivoluzioni e avanguardie: Torino, Milano, Roma, Napoli. La rivouzione siamo noi ripercorre le carriere di grandi artisti da Michelangelo Pistoletto ad Alighiero Boetti, da Jannis Kounellis a Pino Pascali, da Mario Merz a Luigi Ontani, e l’apporto di critici e galleristi, da Germano Celant (che coniò l’espressione “Arte Povera”) al ruolo fondamentale della galleria L’Attico e senza trascurare le relazioni con artisti internazionali come Joseph Beuys e Marina Abramovic.

Tra testimonianze, filmati inediti e un ricchissimo materiale di repertorio, il film, prodotto da Istituto Luce Cinecittà, è un documento imperidibile per gli appassionati d’arte, un’attenta disamina di un’epoca storica culturalmente anarchica, creativa e ribollente tra politica, cultura e ribellione. 

 

Voto: 2,5/4