THE BAY di Barry Levinson (2012)

 La pittoresca cittadina di mare di Claridge prospera proprio grazie all’acqua, che è sostentamento e principale fonte di ricchezza della comunità. Quando due biologi ricercatori francesi rilevano un livello di tossicità sconcertante nell’acqua cercano di avvertire sindaco, il quale però rifiuta di generare panico nella sua tranquilla città. Questa negligenza avrà delle conseguenze terrificanti.

Il nuovo film di Barry Levinson compie una scelta narrativa che a livello cinematografico sarebbe da censura immediata. Decide di rivelare fin da subito il colpo di scena principale. Così facendo The Bay evita di concentrarsi sullo sviluppo della narrazione, puntando tutto sulla ricostruzione filmica degli avvenimenti. E anche se lo spettatore è più avanti rispetto alla storia, lo stupore con The Bay non manca.

Strutturato come un unico flashback e girato con la tecnica del found footage documentaristico per ampliare il realismo della vicenda, The Bay si può definire un thriller-horror dove il secondo è però marginato a momenti isolati seppur efficaci, e a prevalere e il thriller e l’atmosfera angosciante che porta un’intera popolazione ad essere travolta dal terrore.

Grazie ad una durata che non arriva ai 90 minuti, il ritmo del racconto è sempre alto e riesce nel tentativo sia di intrattenere sia di spaventare lo spettatore col progressivo disfacimento di una comunità vittima di un ospite indesiderato.

Stupisce la capacità di Levinson nell’aversi saputo muovere con maestria con una tecnica di ripresa ormai abusatissima, e averla integrata con lo stile volutamente documentaristico e amatoriale della pellicola; infatti nel film abbondano riprese stile Youtube, video fatti con l’IPhone o collegamenti via Skype. E nonostante qualche ingenuità la scelta fatta da Levinson è parsa la migliore per raccontare e restituire la paura dei personaggi, quasi tutti interpretati da un cast sconosciuto, ma ugualmente funzionale.

Peccato che alcuni spunti interessanti che potevano elevare la pellicola a qualcosa di più, non vengano approfonditi nel modo più corretto. Ad esempio il rapporto con l’acqua e la cittadina, prima fonte di sostentamento e poi di pericolo, o la deriva cronenberghiana che a un certo punto la trama acquista poteva portare a risultati migliori, così come alla superficiale accusa alle autorità politiche.

The Bay resta comunque un film godibile, che riesce nel suo intento di essere un’opera disturbante e mai noiosa.

 

Voto: 2,5/4