THE BEATLES: EIGHT DAYS A WEEK – THE TOURING YEARS di Ron Howard (2016)
Il 1962 è un anno chiave per la storia della musica, della musica live in particolar modo: quattro ragazzi di Liverpool, infatti, esordivano al Cavern Club, iniziando una rivoluzione musicale che li porterà, inevitabilmente, nel mito. Ron Howard decide di omaggiare i Beatles raccontando i loro 4 anni di esibizioni live, tra le incredibili urla delle fan e interventi di celebrità che in tenera età ammiravano chi stava scrivendo la storia della musica. Semplice, senza ricami o ricerca di virtuosismi, con The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years, Ron Howard opta per la scelta migliore, ossia lasciare che siano le celberrime note provenienti dall’olimpo beatlesiano a scandire il ritmo di questo omaggio che il regista ha voluto regalare ai fan, con il pregio di contestualizzare storicamente il successo dei Beatles, sia in Inghilterra che, soprattutto, negli USA.
Lascia indubbiamente colpiti vedere le folle letteralmente impazzite ai concerti, scene raccontate ed entrate nel mito, ma raramente osservate e riportate in modo tanto incisivo. Tra immagini di repertorio dei concerti, interventi di star come Whoopi Goldberg e Sigourney Weaver, sono gli stessi Beatles a raccontarsi, grazie anche ad interventi recenti con interviste a Ringo Starr e Paul McCartney, oltre al materiale messo a disposizione da Yoko Ono. Tanti racconti arrivano dalle conferenze stampa, che rivelano il carattere irriverente dei quattro, grandi amici prima che gruppo, in un percorso che dagli entusiastici esordi conduce lo spettatore lungo la loro radiosa carriera, passando per momenti di crisi e nuova linfa vitale che ha portato a capolavori del calibro di Sgt. Pepper’s Loneny Hearts Club Band.
Un percorso nostalgico ma soprattutto celebrativo, imperdibile per i fan del gruppo ma anche per chi vuole approfondirne la conoscenza, tramite inediti e interventi esclusivi. Nel 2011 Martin Scorsese aveva dato vita a George Harrison: Living in the Material World: la qualità era indubbiamente superiore, ma può considerarsi complementare al prodotto di Howard, di buona fattura e che vale la pena di essere visto anche solo per i 30 minuti di concerto inedito al termine della proiezione. “When I was younger, so much younger than today I never needed anybody’s help in any way. But now these days are gone, I’m not so self assured. Now I fin I’ve changed my mind and opened up the doors”. Le porte dell’eternità e del mito. E Ron Howard ha raccontato come i Fab Four siano riusciti a varcarle, diventando immortali.
Voto: 2,5/4
Lorenzo Bianchi