THE NIGHT OF, la recensione

  

Produzione Hbo – In onda su Sky Atlantic

Quando la tv incontra definitivamente il respiro del grande cinema d’autore. Se sull’annullamento delle distanze qualitative tra piccolo e grande schermo si dibatte da anni, tra sostenitori entusiasti della renaissance televisiva e cinefili convinti che la magia della celluloide resti irriproducibile su scala seriale, The Night Of mette d’accordo tutti. Per quanto sia il remake della britannica Criminal Justice, quella creata da Steven Zaillian, Richard Price e Peter Moffat è la miniserie dell’anno, nonché uno dei più grandi prodotti seriali degli ultimi tempi.

 

La storia, sviluppata in 8 episodi, è quella del giovane Nasir “Naz” Khan, impersonato dal lanciatissimo Riz Ahmed (anche nel cast di Rogue One). 23enne newyorchese di famiglia pachistana, una notte decide di “prendere in prestito” il taxi del padre (Peyman Moaadi, straordinario attore per Asghar Farhadi in Una separazione) per andare a una festa a Manhattan, ma vede scombinati i suoi piani da un’affascinante ragazza di nome Andrea (Sofia Black-D’Elia) che lo coinvolge in una notte di droga e passione, sino alla macabra scoperta: Naz la ritrova morta in una pozza di sangue, colpita da ventidue coltellate, ma non ricorda cosa è successo, fugge in preda al panico e viene arrestato poco dopo. Ciò a cui assistiamo da quel momento è il lungo iter che comprende l’indagine sul delitto da parte di un tenace poliziotto a un passo dalla pensione (Bill Camp), il viaggio infernale di Naz a Rikers Island che segnerà per sempre la sua vita, il processo portato avanti da una procuratrice convinta della sua colpevolezza (Jeannie Berlin) e, soprattutto, l’azione dell’avvocato del ragazzo, interpretato da un John Turturro che non è eccessivo definire monumentale.

 

Cosa fa di The Night Of, semplicemente, un capolavoro? Anzitutto, la potente carica di realismo che si respira a ogni inquadratura, sottolineata dalla fotografia cupissima e da un ritmo che non rincorre le tempistiche accelerate della fiction, ma si prende tutto il tempo che serve per mostrare i più minuziosi dettagli della storia, soffermarsi sugli sguardi dei personaggi, percepirne gli afflati dell’anima. Perché da una parte la miniserie è un procedurallegal thriller – dramma carcerario di magistrale rigore, che scandaglia il sistema giudiziario americano e le sue molteplici contraddizioni (ma anche questioni come il razzismo negli Usa), con una precisione documentaristica che ha evocato in molti un collegamento al genere imperante del true crime ma ricorda anche la descrizione filologica di Law & Order (non a caso citata con ironia). Dall’altra, però, The Night Of offre soprattutto un lavoro abissale sulla psicologia dei personaggi, permettendoci di entrare a poco a poco nelle loro vite e nelle pieghe più oscure, di esplorare le infinite sfumature del male. Il dubbio che tarla lo spettatore (che crede – o meglio: che vuole disperatamente – Naz innocente, ma che non può fare a meno di dubitarne puntata dopo puntata), lascia intatta la suspense e la tensione necessari al genere, ma è chiaro come i meccanismi del crime siano al servizio di uno straordinario poema umanista che tiene incollato lo spettatore sino al finale risolutivo eppure amaro.

 

Infine, una menzione speciale per gli attori, tutti bravissimi. Un cast in stato di grazia in cui citiamo almeno gli splendidi Ahmed e Camp, ma anche l’immenso Michael Kenneth Williams nei panni di un boss galeotto difficile da dimenticare, e ribadiamo la magnificenza di Turturro (chiamato a sostituire James Gandolfini, morto prima dell’inizio delle riprese e omaggiato nei titoli come produttore esecutivo) in un personaggio che corona un’intera carriera. Un antieroe di spessore smisurato, piccolo grande uomo devastato dalla solitudine e dall’eczema che trova un riscatto dalla mediocrità in un barlume di umanità e speranza. 

Voto: 4/4