TONYA di Craig Gillespie (2017)
Tonya Harding (Margot Robbie) è una giovane e talentuosa pattinatrice su ghiaccio americana, che diventerà la prima donna degli Stati Uniti ad eseguire un Triple Axel in una competizione ufficiale. Tonya però, oltre alle pressioni per la sua carriera dovrà affrontare una difficile situazione familiare, con i conflitti con la competitiva madre LaVona (Allison Janney), e il rapporto burrascoso col marito Jeff (Sebastian Stan). Nel 1994, Tonya verrà coinvolta in uno dei più grossi scandali sportivi in America, accusata in accordo col marito di essere stata la mandante di una violenta aggressione ai danni della collega Nancy Kerrigan (Caitlin Carver).
Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, Tonya (I, Tonya) è il nuovo film diretto dal regista australiano Craig Gillespie che torna dietro la macchina da presa due anni dopo il precedente L’ultima tempesta. Vincitore del Premio Oscar come miglior attrice non protagonista andato ad Allison Janney a fronte di tre nomination (le altre sono miglior attrice protagonista per Margot Robbie e miglior montaggio), il film è dedicato alla discussa vita della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, giovanissima promessa della disciplina negli anni’ 90 e coinvolta nel 1994 in uno dei più importanti scandali dello sport americano e per questo bandita a vita dallo sport.
Con I, Tonya Craig Gillespie realizza un interessante biopic sportivo, mischiandolo con atmosfere e tonalità da dramedy, in cui racconta la vita e le vicende sportive e personali di Tonya Harding, dall’infanzia all’età adulta fino all’esclusione dalla comunità sportiva dopo l’accusa d’aggressione alla pattinatrice Nancy Kerrigan. I, Tonya sembra inizialmente assumere l’identità di una classica storia di ascesa e caduta, che si concentra soprattutto nella prima parte del film sul far luce sull’infanzia difficile di Tonya, il rapporto morboso con la madre e la relazione burrascosa col marito, fino alla mancanza totale di una figura paterna.
La sceneggiatura scritta da Steven Rogers sceglie di lasciare in sospeso la questione processuale e il lato da legal/drama, lasciando diversi punti oscuri e libere interpretazioni sul coinvolgimento vero o presunto della Harding nell’aggressione organizzata dal marito alla collega. Da qui, però, Gillespie riesce a regalare una messa in scena cinetica ed energica, optando per l’approccio da falso documentario e concependo quasi interamente il film come una doppia intervista flashback con Tonya Harding e suo marito Jeff.
Il regista di Lars e una ragazza tutta sua compone riuscite scene soprattutto nelle suggestive sequenze di pattinaggio, attraverso un notevole uso della camera a mano attaccata ai personaggi e in perenne movimento. Forse la sceneggiatura risulta comunque codificata a certi stilemi narrativi e alla “storia vera”, ma I, Tonya oltre a farsi supportare da un buon cast capitanato da una carismatica e credibile Margot Robbie nei panni della protagonista, riesce a farsi malinconica parabola sul bisogno di essere accettati e sul venire amati dal mondo e dalla società, e sul desiderio tutto Usa di costruire e venir rappresentato da un’ideale conforme a un immaginario. Piccata la chiusa sulla liquidità della verità nei mass media, e sul cinismo della vita privata di ognuno come uno show da osservare.
Voto: 2,5/4