VENEZIA 2017: AMMORE E MALAVITA dei Manetti Bros.
Napoli: il sicario Ciro (Giampaolo Morelli), killer spietato al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), viene incaricato di mettere a tacere una giovane infermiera (Serena Rossi) trovatasi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma quando la ragazza in questione si scopre essere Fatima, grande amore di gioventù dello stesso Ciro, i rapporti con la famiglia camorrista si incrinano inesorabilmente.
I Manetti Bros. sbarcano in concorso al Lido con Ammore e malavita, irriverente commedia gangster che, pur ruotando intorno a dinamiche legate alla criminalità organizzata locale, vuole fungere da omaggio all’essenza più colorita, vivace e fracassona della città di Napoli, ormai troppo spesso identificata, come rimarcato nello stesso film, con le sole vele grigie e cupe di Scampia.
Il maggiore pregio di Ammore e malavita sta tutto nell’autoironia; un’autoironia che, affidandosi qui alle sequenze cantate, qui a una sceneggiatura nel complesso ben studiata e ricca di battute spiritose e calzanti, investe spudoratamente personaggi, scenari e ambientazioni tipici tanto della cultura partenopea quanto del genere gangster: dal ridicolizzato boss Buccirosso alla sua “first lady” donna Maria (Claudia Gerini), sino al sicario Ciro, sorta di inverosimile ibrido fra la spia addestrata alla James Bond/Mission Impossible e il criminale autoctono in perfetto stile Gomorra.
Tuttavia, nonostante la dinamicità e la vivace spregiudicatezza dell’insieme, è facile avvertire un certo squilibrio interno alla narrazione, non sempre capace di risolvere le dinamiche messe in scena nelle giuste tempistiche (eccessiva la durata del film in generale) e di mantenere costanti e credibili soluzioni narrative, guizzi e stravaganze.
Nel complesso, comunque, un’opera assolutamente piacevole e godibile, capace di intrattenere con un’eccentricità affatto pretenziosa e ben riuscita nell’intento di divertire prendendosi al contempo in giro da sola.
Voto: 2/4
Viola Franchini