VENEZIA 2017: NICO, 1988 di Susanna Nicchiarelli

Nico 1988

Ad aprire la sezione Orizzonti della 74esima Mostra del Cinema di Venezia ci pensa Nico, 1988, nuovo film di Susanna Nicchiarelli che si rivela una piacevole sorpresa tanto quanto l’opening del Concorso, Downsizing di Alexander Payne, risulta essere una delusione. La regista di Cosmonauta e La scoperta dell’alba, cui già non mancava l’ambizione nelle pellicole precedenti, azzarda un’opera internazionale girata in inglese, per giunta con l’obiettivo non facile di scavare in una delle figure più iconiche e sfuggenti della storia del rock, la cantante tedesca Nico (nome d’arte di Christa Päffgen): ex modella, musa di Andy Warhol, vocalist indimenticabile dei Velvet Underground e autrice di sei album da solista. Attraverso l’interpretazione epidermica e vitale della bravissima attrice danese Trine Dyrholm, il film racconta gli ultimi due anni di vita dell’artista, dal tour iniziato nel 1986 alla morte prematura a Ibiza nel 1988.

Alla regista interessa infatti soffermarsi sulla maturità di Nico, relegando l’epoca d’oro con la band di Lou Reed a una manciata di sfumate (eppur splendide) immagini di repertorio, e andare oltre l’icona, per esplorare le sue fragilità di donna: l’abuso di eroina, la sofferenza per la lontananza dal figlio Ari – mai riconosciuto dal padre Alain Delon – e la difficoltà a emanciparsi dal passato glorioso con i Velvet Underground per far comprendere davvero la sua musica. Pur muovendosi attraverso i consolidati territori del biopic (di cui non mancano i consueti difetti, dall’inevitabile necessità di romanzare alcuni aspetti a un certo schematismo nei personaggi secondari), la Nicchiarelli riesce a restituire un ritratto sincero e denso di poesia rock, un’opera scorrevole e non scontata in cui spiccano sequenze suggestive – una su tutte, il concerto oltrecortina interrotto dai militari, che sintetizza tutta la vibrante intensità da performer della cantante. E poi, ci sono le canzoni: dalle meravigliose These Days e All Tomorrow’s Parties a brani solisti come My Only Child o My Heart Is Empty, che lasciano esplodere il fascino e il mistero di un’artista unica, forse troppo poco conosciuta.

Voto: 2,5/4