VENEZIA 2017: UNDER THE TREE di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
Venti minuti di “follia” e quei richiami corali ai Coen che trasformano un film, per lo più piatto e che a tratti si trascina in vicende prevedibili, in un’apocalisse finale. È il caso di Under The Tree, l’opera seconda di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, islandese, presentato nella sezione Orizzonti della 74^ Mostra del Cinema di Venezia. Agnes e Atli sono una giovane coppia con una bambina, la relazione da già segni di cedimento da tempo ormai, per rompersi poi tragicamente quando lei scopre il marito guardare un porno in cui fa sesso con la sua ex. Sbattuto fuori di casa, non gli rimane che tornare a casa dei suoi genitori, nella loro villetta in giardino. Qui vi è un’enorme e bellissimo albero che sconfina nella proprietà dei vicini, facendo molta ombra alla giovane donna che vi abita col marito e che non può prendere il sole. I genitori di Atli vengono ripetutamente avvisati di potare i rami, ma questo non avviene, in più la madre del giovane infedele ha dei forti problemi comportamentali e di depressione dovuti al suicidio dell’altro suo figlio. Questi atteggiamenti non fanno altro che inasprire il rapporto con la coppia che abita nella villa adiacente, fino a sfociare nella follia più totale.
Il rapporto tra vicini viene così descritto dal regista:
“I litigi tra vicini sono un fenomeno orribile e al tempo stesso affascinante: tendono a diventare piuttosto brutali, ma sono anche divertenti nella loro assurdità. Di solito riguardano rispettabili cittadini mai coinvolti prima in attività illegali che, a causa della rabbia e dell’odio verso i vicini, cominciano a manifestare comportamenti aggressivi e violenti. In altre parole, tali controversie tirano fuori il peggio delle persone: potrebbero persino trasformare vostra nonna in una feroce assassina. Dopotutto cos’è la guerra, se non una disputa tra vicini, ma su scala molto più grande?”
Il film si presenta inizialmente come un dramma, un dramma che inaspettatamente si va via via trasformando in una commedia nera con una sottotraccia thriller. Colpisce nel segno, saspera, gli attori e lo spettatore, che si sporgerà dalla poltrona per un finale sorprendete e cruento. Un’opera dai colori cupi e pastellati della magnifica terra islandese, che però ritrae il lato urbanistico e non naturalistico dell’isola, capace di ritrarre i lati peggiori dell’essere umano e quanto sia facile scatenare una guerra, mossa da odio, rabbia e vendetta.
Voto: 2/4