Venezia 79: la recensione di Palimpsest

 

Palinsesto: ← dal lat. palimpsēstu(m), che è dal gr. palímpsēstos, comp. di pálin ‘di nuovo’ e psân ‘raschiare’; propr. ‘raschiato (per scrivervi) di nuovo’.

Riscrivere su una pergamena un foglio o altro supporto (in questo caso metaforicamente riscrivere la propria vita), e questa è l’opportunità che viene data ai due protagonisti di questo originale film scandinavo, che si trova a metà strada tra Cocoon di Ron Howard, e Il curioso caso di Benjamin Button, diretto da David Fincher.

In questo primo lungometraggio della regista finlandese Hanna Västinsalo, presentato a Biennale College alla Mostra di Venezia 79, il tema è ambizioso e viene affrontato con un taglio scientifico estremamente realista (uno degli aspetti più affascinanti e seducenti della pellicola), che rende l’esperimento verosimile agli occhi dello spettatore. La regista, che vanta studi di genetica, mette in scena attraverso le vicende dei suoi protagonisti l’eterna domanda che tutti, almeno una volta nella vita ci poniamo: se potessi tornare indietro cosa farei?

Tellu e Juhani, sono due anziani ospiti di una casa di riposo che vengono selezionati per entrare in un programma di sperimentazione di una terapia genica intesa a farli ringiovanire per studiarne scientificamente i mutamenti. Casualmente si ritrovano a condividere la stessa terapia e la stessa camera. A parte un’iniziale diffidenza di Juhani più riservato, verso Tellu, molto più disinvolta, quasi invadente, i due stringono gradualmente amicizia mentre osservano i cambiamenti reciproci, fisici e psicologici, che la terapia sta manifestando. Juhani sta anche vivendo un momento difficile con la moglie Matilda, ricoverata in ospedale gravemente ammalata. Lentamente oltre ai mutamenti fisici condivideranno anche un sodalizio che nemmeno loro, forse, avrebbero mai immaginato.

Tellu si abbandona al suo istinto e alla sua vitalità esplosiva. A tratti perdendosi, nel volersi ‘sparare’ tutto d’un fiato la sua ritrovata gioventù, si addentra sempre più a fondo nelle spirali e nei meandri del suo animo. Ha un’innata capacità di cacciarsi nei guai, ma è anche uno spirito allegro, vivace e libero, ha una curiosità sfrenata che la spinge in avanti, coinvolgendo sempre più concretamente e in modi anche inaspettati l’amico. Juhani , al contrario, più pragmatico, rivolge il suo sguardo verso l’universo infinito dedicandosi alla sua grande passione, l’astronomia; per lui il suo cambiamento diventa un’opportunità per prendere una nuova strada, affrontando contemporaneamente questioni familiari complesse e dolorose.

E così i protagonisti, emarginati dalle loro vite precedenti, si ritrovano indissolubilmente legati e solidali in questa esperienza così fuori dal normale, ma anche divisi in molte scelte cruciali. Hanno in comune un punto sostanziale: una profonda e inevitabile solitudine. E dunque viene da porsi la domanda (a cui il film saprà o vorrà rispondere?): è poi così bello avere una seconda opportunità, se questa comporta perdere eventualmente i punti fermi della vecchia esistenza?

Palimpsest è un film profondo e intelligente, senza falsi pudori o triti sentimentalismi, a momenti ironico a tratti disincantato e con un finale tutto fuorché scontato. Procede a balzi narrativi che seguono le altrettante metamorfosi dei due protagonisti, con uno stile introspettivo e una messinscena volti ad indagarne i percorsi psichici. Su tutto aleggia un vago senso di malinconia e una leggera inquietudine dei due amici, probabilmente consci che ciò che resta non è la gioia per la gioventù ritrovata, ma la consapevolezza che le scelte fatte hanno comportato (o comporteranno) dei passaggi esistenziali imprevisti e fuori dalla propria volontà. E’ un po’ come se andare contro le leggi naturali costringesse chi ha osato opporvisi, ad esser costantemente fuori luogo, in un fuori tempo dall’impatto perturbante.

Voto: 2,5/4 

Mirta Tealdi