VITA DI PI di Ang Lee (2012)

locandina-film-vita-di-piL’eclettico regista taiwanese Ang Lee torna alla regia a tre anni di distanza dalla sua ultima fatica cinematografica Motel Woodstock, storia del concerto che ha cambiato il corso della musica, visto dagli occhi di uno degli organizzatori dell’evento. Cineasta di spiccata sensibilità con un palmarés invidiabile (Oscar alla regia e al miglior film per I segreti di Brokeback Mountain nel 2005; Oscar al miglior film straniero per La Tigre e il Dragone nel 2001; Orso d’Oro a Berlino per Il banchetto di nozze nel 1993 e per Ragione e sentimento nel 1996; Leone d’Oro a Venezia per I segreti di Brokeback Mountain nel 2005 e per Lussuria – Seduzione e tradimento nel 2007), Lee dopo essersi cimentato praticamente in ogni genere possibile (commedia, dramma, melò, wuxia, comic movie), approda alla regia di un’incantevole racconto di formazione, puro e limpido come il protagonista e l’incontaminata Natura che lo circonda.

Vita di Pi, tratto dal romanzo omonimo (2001) dello scrittore canadese Yann Martel, ha avuto una gestazione abbastanza travagliata. Il progetto iniziale del film risale al 2003, quando dietro la macchina da presa era stato chiamato M. Night Shyamalan, il quale però, già impegnato alla lavorazione di Lady in the Water, aveva declinato la proposta. Dopo aver incassato il rifiuto anche del messicano Alfonso Cuarón e del francese Jean-Pierre Jeunet, i dirigenti della 20th Century Fox hanno affidato l’incarico ad Ang Lee. A posteriori, visto il risultato finale, si può senza dubbio affermare che non avrebbero potuto effettuare scelta migliore.

Trasponendo in immagini la stimolante ricchezza narrativa del libro, degna di una fiaba d’altri tempi, nel film convivono perfettamente spirito d’avventura e toccante riflessione spirituale. Sulla scia di un espediente ampiamente diffuso al cinema, anche in Vita di Pi il viaggio, via mare in questo caso, oltre a rappresentare uno spostamento fisico, simboleggia un vero e proprio percorso interiore alla ricerca di se stessi.

Il protagonista, Piscine Molitor Patel, comunemente conosciuto come Pi, è un ragazzo di Pondicherry, in India, cresciuto a contatto con la natura e gli animali più disparati nello zoo di proprietà del padre. Estremamente intraprendente, fin da giovanissimo si dedica con passione da un lato agli insegnamenti scolastici, e dall’altro ai problematici interrogativi posti dalla religione che, già in tenera età, sente sua compagna di vita, acquisendo gli insegnamenti di tre importanti confessioni, l’Induismo, l’Islamismo e il Cristianesimo. Unico sopravvissuto insieme ad una tigre del Bengala al naufragio della nave diretta in Canada su cui viaggiava insieme alla famiglia e a tutti gli animali dello zoo, il giovane Pi, minuscola presenza a bordo di una scialuppa di salvataggio nell’immensità dell’Oceano Pacifico, deve lottare con tutte le sue forze per sopravvivere. Dopo 227 indimenticabili giorni approda sulla terraferma. Il ricordo di quell’esperienza al limite dell’incredibile, lo accompagnerà per tutta la vita.

Parabola filosofico-religiosa e racconto di avventura, Vita di Pi affascina per lo sguardo partecipe, privo di qualsiasi risvolto retorico nel quale sarebbe stato facile incorrere, con cui Ang Lee traspone sullo schermo la profonda spiritualità che permea il romanzo. Il cammino esistenziale del ragazzo fonde, in un’atmosfera magica e sublimata, speranza e coraggio, proponendo una vicenda che è paradigma dell’eterna lotta tra istinti di sopravvivenza e Natura ostile, elevandosi a metafora della vita stessa. Il volere di Dio, così come la sua essenza, sfugge alla comprensione dell’uomo. L’accostamento, non il contrasto, tra Fede e Ragione è il fil rouge che segna l’intera esistenza di Pi, sintesi perfetta di sincretismo religioso e curiosità intellettuale, il cui nome rimanda alla razionalità della scienza (pi greco) ma anche ad un simbolo di trascendenza.

La tigre Richard Parker è la straordinaria compagna di viaggio di Pi. Memorabile presenza metafisica sulla barca, dipinta come un animale aggressivo, temuto ma allo stesso tempo ammirato, è il frutto di un incredibile sforzo realizzativo, in cui la fusione tra riprese reali (dove sono utilizzate 4 differenti tigri, per un totale di 23 riprese) e animazione digitale raramente ha portato a risultati più entusiasmanti.

Nell’ultima parte del film, la verità dell’intera esperienza allegorica di Pi dopo il naufragio, è messa in dubbio. Allo spettatore, a cui vengono forniti due modi di guardare la stessa realtà, è data la possibilità di scegliere la strada che preferisce. E per scegliere quella “migliore” è necessario un atto di fede.

Girato in un 3D funzionale e coinvolgente, Vita di Pi è il più bel film di Natale che si possa desiderare, una vera gioia per gli occhi e per il cuore, in perfetto equilibrio tra emozione e commozione.

 

Voto: 3/4